I FARI NEL MONDO

               



 
La pagina che segue è un condensato di una parte del volume
 I FARI DI TOSCANA
di Antonello Marchese - Annamaria "Lilla" Mariotti - Laura Jelmini

Ed. Debatte, Livorno, 2011






I FARI DELL'ARCIPELAGO TOSCANO

Di Annamaria “Lilla” Mariotti - Foto di Antonello Marchese

 

Quando si parla di Toscana, si pensa subito alle sue verdi colline, ai suoi vigneti, alle città medioevali, alla magnifica Firenze ma non è tutta qui, la Toscana si affaccia anche sul mare.


Le sue coste confinano a nord con la Liguria e a sud con il Lazio, sono molto sabbiose a nord e più rocciose a sud, e di fronte ad esse si trova lo splendido Arcipelago Toscano, formato da sette isole e vari scogli affioranti e secche sabbiose, molto pericolose per la navigazione. L’isola maggiore è l’Elba, le altre sono Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, Giglio e Giannutri. Una leggenda racconta che mentre la Dea Venere sorgeva dalle acque lasciò cadere in mare sette perle della collana che le adornava il bianco collo. Queste perle formarono le sette isole dell’Arcipelago Toscano, ora Parco Nazionale. Ogni isola è diversa dall’altra ma tutte sono ricoperte dalla rigogliosa vegetazione mediterranea e ognuna di esse ha storie e leggende da raccontare, e tutte sono incantevoli.

Ma lungo queste coste e su queste isole si trovano anche dei fari, antichi e moderni, bellissimi e carichi di storia, innalzati su questa zona dove in passato si sono verificati molti naufragi. Ora andremo a scoprirli.

Portoferraio è la capitale dell’Isola d’Elba, un’antica città sormontata da una vecchia fortezza. Il forte fu costruito nel 1548 per ordine di Cosimo I° Granduca di Toscana (1519-1574), della famiglia de’ Medici, che governò questa terra dal 1500 al 1700.  Nel 1737, quando la dinastia dei de’ Medici si estinse per mancanza di eredi, la Toscana passò sotto la dinastia dei Lorena per decisione delle grandi potenze europee.

Nel 1765 Pietro Leopoldo di Lorena (1747-1792) diventò Gran duca di Toscana e sotto il suo regno il Granducato visse un momento di grande splendore. Fu questo Principe a ordinare la costruzione di un faro sul bastione di nord-est della fortezza di Portoferraio. Questa lanterna divenne ben presto il simbolo dell’isola ed è il primo monumento che si scorge arrivando sull’isola in traghetto. Il faro sovrasta la Villa dei Mulini, quella che fu la prima residenza di Napoleone Bonaparte durante il suo esilio all’Isola d’Elba, dove giunse il 4 maggio 1814. 

Io faro è composto di una torre rotonda di granito, alta 25 metri, 63 metri sul livello del mare, sormontata da una terrazza in stile medioevale con una serie di merli sotto la lanterna. Al tempo della costruzione questo faro era inteso come segnale di saluto alle navi che entravano in porto, ma adesso è un vero e proprio faro. Anticamente la lanterna era più grande di quella che vediamo oggi perché allora doveva contenere almeno 30 stoppini a olio. Nel 1860 l’isola entrò a far parte del Regno d’Italia e nel 1862 un segnale permanente fu installato sulla torre. Con l’avvento dell’elettricità una grande lanterna non era più necessaria e una nuova lanterna, più piccola, venne collocata in cima alla struttura.  Ai giorni nostri una lampada alogena da 1000 watts emette tre lampi bianchi ogni 14 secondi con una portata di 16 miglia marine.  Sopra alla lanterna è stato sistemato un parafulmine e tutta la torre è ricoperta dalla gabbia di Faraday, per evitare che venga colpita dai fulmini, data la sua esposizione alle condizioni atmosferiche.  Le sue coordinate geografiche sono : Lat. 42°49' N. Long. 10°20' E.

Sull’Isola d’Elba si trovano altri tre fari. Il primo è collocato sulla scogliera di  Punta Polveraia, sul lato ovest dell’isola, a 52 metri sul livello del mare. E’ un semplice edificio a due piani per alloggiare i guardiani, costruito nel tardo XIX secolo su cui svetta una torre sormontata da una lanterna ottagonale circondata da un piccolo terrazzino.  Questo faro è stato illuminato prima con olio e in seguito con metano fino al 1969 quando è arrivata l’elettricità. La lanterna ha un’ottica fissa con un periodo di 15 secondi e una portata di 16 miglia.  Il guardiano di questo faro è stato, per 32 anni, Muzio Berti, un nativo dell’Elba  e figlio a sua volta di un guardiano di fari, che ha vissuto in quella casa con sua moglie Maria Grazia e quattro figli che, nonostante la posizione in cui si trovavano a vivere, trovarono il modo di studiare e di laurearsi.  Le sue coordinate geografiche sono: Lat.   42°47.7' N, Long. 10°6.6' E.    

Un altro faro si trova a Capo Forcado, situato entro un antico forte spagnolo che sovrasta la città di Porto Azzurro, sede di un carcere, sulla costa est dell’isola. La torre è stata costruita nel 1848, è alta 6,5 metri sopra le mura e a 32 metri sul livello del mare.  Ha la forma di una piramide tronca, sulla cui sommità si trova un terrazzino di granito circondato da una ringhiera. Al centro è situata la torre con la lanterna sormontata dal solito parafulmine. La scala interna è di granito locale.  Non si conosce con certezza la data in cui furono costruiti gli alloggi per i guardiani del faro, ma secondo alcune fonti nel  1863 vennero ricavati in una piazzuola dove una volta alloggiavano i soldati.  Il faro di Capo Focardo nel passato funzionava ad acetilene e aveva una porta  di 18 miglia. In tempi più recenti  il faro è stato elettrificato e ha una luce fissa con un periodo di 15 secondi e una portata di 16 miglia.  Le sue coordinate sono:  Lat. 42°45.3' N, Long. 10°24.6' E.

Il faro di Capo Poro è il più recente, costruito nel 1979. Si trova in cima al Monte Poro, sul lato sud-est dell’isola. La struttura è una semplice torre cilindrica, situata al di sopra su un bunker risalente alla seconda guerra mondiale, su cui è collocata la lanterna alta circa 2 metri da terra, ma 160 metri sul livello del mare. Questo faro non ha alloggi e può essere raggiunto solo a piedi dai guardiani per le normali operazioni di manutenzione. Questo è un faro senza storia, diversamente da altri fari dell’isola, è una piccola, moderna costruzione realizzata per funzionare automaticamente. Ha una luce bianca fissa con una portata di 16 miglia. Le sue coordinate sono: Lat. 42°43.7' N, Long. 10°14.2' E.

 Arriviamo ora all’isola di Gorgona, la più piccola e la più settentrionale delle isole dell’arcipelago, nel Mar Ligure. Dal 1869 ospita una colonia penale agricola all’aperto, che era stata creata come una succursale di quella dell’isola di Pianosa che in seguito ha cessato di operare. La reclusione in questo penitenziario era in un certo senso un privilegio, perché gli “ospiti” avevano l’opportunità di lavorare e ricevere un salario. L’unico centro abitato dell’isola è un antico villaggio di pescatori che oggi raggiunge appena le 64 unità.

Dopo la caduta dell’Impero Romano la Gorgona era diventata il ritiro preferito per monaci e eremiti, che, con qualche breve intervallo, l’hanno abitata fino al XVIII secolo. Ormai non c’è più traccia di quanto costruito da questi religiosi nel corso dei secoli, è stato tutto distrutto dalle incursioni dei pirati Saraceni.   Gli unici resti di una qualche importanza sono due torri chiamate la Vecchia e la Nuova Torre. La Vecchia Torre era stata costruita dai Pisani in epoca medioevale durante il loro dominio sull’Arcipelago Toscano. La Nuova Torre fu invece costruita dai de’ Medici alla fine del XVII secolo a difesa dell’unico approdo dell’isola. Quando anche l’isola passò sotto il dominio dei Lorena, il Gran Duca Leopoldo tentò una colonizzazione della Gorgona, garantendo opportunità e privilegi a chi volesse trasferirsi in quello sperduto angolo di mondo.  Qualcuno accettò e per secoli la pesca e la salagione delle acciughe è stata la maggiore risorsa per i pochi abitanti. Altri pescatori giungevano stagionalmente  dalla vicina Liguria per praticare questa attività.

Su quest’isola si trovano due fari che illuminano il mare dalle scogliere di Gorgona, anche se non sono così interessanti come altri fari.  Entrambi sono due semplici torri di fibra di vetro alte 5 metri ed entrambe hanno una portata di 9 miglia. Una di queste torri si trova a Cala Maestra, il punto più a nord dell’isola, a 105 metri sopra il livello del mare con queste coordinate: Lat. 43° 26,3’ N, Long. 9° 54.1’ E.  La seconda è situata a Cala Scirocco, nella parte sud dell’isola è è a 45 metri sul livello del mare a Lat. 43° 25.1’ N., Long. 9° 54.1’ E. Entrambi e fari sono alimentati con energia fotovoltaica.  

La caratteristica principale dell’isola di Capraia è di essere l’unica isola dell’arcipelago di origine vulcanica. Questo si può notare dal colore scuro delle rocce vulcaniche che formano il promontorio del Ferraione. Questa E’ la più occidentale dell’arcipelago ed è più vicina alla Corsica che all’Italia, per questo motivo il porto di Capraia è un abituale rifugio notturno per coloro che dalle coste italiane vogliono raggiungere l’Isola Francese con le barche private.  Il faro è situato sul promontorio del Ferraione, la punta rocciosa che chiude la baia a sud del porto.  Si tratta di una torre quadrata, di colore bianco, alta 12 metri e 30 metri sul livello del mare, inglobata in una costruzione quadrata a due piani, anch’essa bianca, che era utilizzata come alloggio per i guardiani. 

Si racconta che nei tempi antichi su queste scogliere si trovava una torre di segnalazione sulla cui cima veniva tenuto acceso un fuoco. A causa dei frequenti attacchi dei pirati Saraceni, che portavano via gran parte della popolazione per ridurla in schiavitù, si rese necessario costruire delle strutture difensive. Una si trova sul punto più alto sovrastante il porto, la Fortezza di San Giorgio e un’altra venne chiamata Torre del Porto.

La data della costruzione del faro non è certa. Alcune fonti indicano il 1868, altre che il 1880, tuttavia da alcuni antichi documenti che registravano il costo del combustibile per la lanterna risulta che il faro era già esistente e operante fino dal 1854. La sua luce, un lampo bianco ogni sei secondi, ha una portata di 16 miglia.  Il faro oggi è disabitato ma sono stati ritrovati il vecchi libri dei guardiani dove veniva registrato tutto ciò che avveniva nel faro: visite, ispezioni e costi per la manutenzione, lira per lira.  In questi diari si trova la memoria dei vari guardiani che si sono succeduti nel tempo per gestire il faro.

Nel 1938 il faro rischiava di crollare così fu deciso di costruire una nuova torre spostata di 15 metri, più riparata dalle insidie del maltempo e del mare in tempesta. Durante la Seconda Guerra Mondiale la lanterna venne spenta, come era successo per altri fari, per evitare che servisse come punto di riferimento per eventuali sbarchi di quelli che allora erano considerati  nemici.

Oggi la casa del guardiano ospita gli uffici della Capitaneria del Porto e periodicamente dei tecnici arrivano da Livorno per la manutenzione del faro. Ecco le sue coordinate: lat. 43°3,0’ N., Long. 9°50,7’ E.

L’isola di Pianosa si trova a sud-ovest dell’Elba. Come fa intendere il nome, si tratta di un’isola pianeggiante la cui altitudine sul livello del mare non supera i 20 metri, con solo due modesti rilievi che raggiungono i 29 metri.

Il faro si trova su uno di questi rilievi, sul lato est dell’isola, vicino al villaggio, al limite tra questo e l’area in cui si trovava la colonia penale, ormai non più operante.  La torre cilindrica è alta 19 metri, è appoggiata su un fabbricato di due piani e si restringe verso la cima, dove si trova un terrazzino con una ringhiera e la lanterna sormontata da una cupola circolare di metallo. Naturalmente il faro è visibile da tutta l’isola e risulta essere il punto più alto di Pianosa.

In un portolano del 1848 è segnalata per la prima volta la necessitò di costruire un faro sull’isola di Pianosa per evitare i frequenti naufragi in quel tratto di mare ma la torre fu attivata solo il 1° ottobre 1865.  All’inizio la lanterna funzionava con due stoppini alimentati a olio ma a partire dal 1902 venne utilizzato il gas di acetilene. In seguito all’elettrificazione, avvenuta nel 1936, per la sorgente luminosa venne utilizzata una lampada alogena da 1000 watt.

L’isola di Pianosa, dal 1958 al 1998,  è stata utilizzata come una colonia penale all’aperto dove, durante il periodo fascista sono stati imprigionati, per motivi politici, alcuni oppositori del regime. Uno degli “ospiti” più famosi dell’isola è stato Sandro Pertini (1896-1990), che in seguito è diventato il settimo Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985

Il faro ha un’ottica fissa con una portata di 18 miglia e le sue coordinate sono: Lat. 42°35,1’ N. – Long. 10°6’ E.

Sull’isola di Montecristo, diventata famosa per il romanzo “Il Conte di Montecriso” scritto da Alessandro Dumas padre (1802-1870) e per un misterioso tesoro non si trovano fari. Tuttavia sul lato ovest dell’isola si trovano alcuni pericolosi scogli, chiamati “formiche di Montecristo”, e un faro è stato costruito sul più esteso di questi, lo scoglio d’Affrica (sì, proprio con due “f”).  Si tratta di un punto affiorante nel Mar Tirreno, non più di un metro sul livello del mare, ma ben 30 metri al disotto. Nel 1867 su questo scoglio fu eretta una torre metallica alta 16 metri, compresi gli alloggi per i guardiani, che venne immediatamente soprannominata “la gabbia”. Si può immaginare come deve essere stata difficile la vita per gli uomini che vivevano in quella struttura e che si alternavano per la conduzione.  Una tempesta distrusse questa faro e fu solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che su quello scoglio venne costruita una nuova torre in pietra, alta 19 metri, appoggiata su una base conica di 5 metri. La lanterna ha una luce bianca fissa con una portata di 12 miglia e è alimentata da un sistema di pannelli fotovoltaici che sporgono dal balconcino sulla cima.

Si accede alla torre tramite una scala di metallo incorporata nella base conica. In cima alla scala, di fronte alla porta d’ingresso, si trova una piccola terrazza circondata da una ringhiera metallica. La porta è approssimativamente 8 metri sul livello del mare. Dentro la torre si trovano solo due finestre, disegnate appositamente per dare luce alla scala. Sulla porta si trova una scritta “Il faro può salvare vite. Forse …….anche la tua”. Le sue coordinate sono: Lat. 42°21.4' N, Long. 10°3.9' E.

All’ingresso del porto dell’Isola del Giglio si trovano due fari, uno rosso e uno verde, gemelli e molto particolari, che sono diventati il simbolo di questa bellissima isola dell’arcipelago. Il Giglio è oggi un vero paradiso per i turisti, ma se tornassimo indietro di secoli, al 1534, quando il feroce pirata Dragut assalì questo luogo e portò via, per  venderli come schiavi, uomini, donne e bambini, distruggendo tutto il villaggio, forse la vita non era così facile. Per contrastare queste invasioni e proteggere la popolazione sull’isola vennero costruiti ben tre fortezze.

Sull’isola del Giglio si trovano altri due fari, più grandi, entrambi lontani e isolati. Uno si trova all’estremo nord dell’isola, e l’altro all’estremo sud. Entrambi sono stati costruiti nel 1883, ma l’attivazione è avvenuta in due tempi differenti per rimpiazzare il vecchio faro di Punta Vaccarecce, eretto anni prima su un’altura 300 metri sul livello del mare, ma che era spesso oscurato dalle nuvole che coprono i rilievi dell’isola, soprattutto quando soffia il vento da sud.

Il primo faro, sul lato nord del Giglio, si trova sulla scogliera di Punta Fenaio. E’ una torre  ottagonale bianca, con una striscia rossa al centro, affiancata agli alloggi del guardiano, una casa rossa con una banda bianca al centro. Sulla struttura, alta 10 metri, si trova la lanterna a 40 metri sul livello del mare. Questa ha un’ottica fissa con una portata di 12 miglia. Il posto è isolato e può essere raggiunto solo via mare o a piedi.

Il faro a sud è situato vicino a Punta Capel Rosso. La struttura è formata da una torre bianca, alta 20 metri, vicino a un edificio per gli alloggi a righe bianche e rosse. La lanterna si innalza a 90 metri sul livello del mare ed ha un’ottica rotante  con una portata di 23 miglia. Entrambe le strutture sono ora disabitate, ma per più di un secolo le famiglie dei guardiani hanno vissuto in queste case sospese tra cielo e mare.

Punta Fenaio si trova a Lat. 42°23.2' N, Long.10°52.9' E.  Punta Capel Rosso è collocata a Lat. 42°19.2' N, Long. 10°55.2' E.

L’isola di Giannutri si trova a circa otto miglia a sud-est dell’isola del Giglio ed è la più a sud di tutto l’Arcipelago Toscano. E’ una piccola isola, lunga circa 3 chilometri e larga poco più di 500 metri, con una strana forma a “C”. La costa è frastagliata e rocciosa, con insenature e grotte pittoresche. Sull’isola si trovano quattro punti rialzati: Poggio Capel Rosso di 88 metri, il punto più alto dell’isola, Poggio del Cannone, di 68 metri, Monte Mario, di 78 metri, e Monte Adami di 43 metri.

L’unico faro di Giannutri si trova nei pressi di Punta Capel Rosso (lo stesso nome che troviamo anche all’isola del Giglio) nel lato sud dell’isola, l’ultima delle sette perle cadute dalla collana di Venere. Quest’isola essendo nel parco Nazionale dell’Arcipelago ed essendo molto piccola, può essere visitata da un numero di persone limitato per volta. Qui si trova un unico albergo e i turisti possono essere ospitati in alcune case private.  Tempo fa sono stati portati alla luce i resti di una villa romana, per anni inglobata in una proprietà privata, il che fa pensare che nei tempi antichi l’isola potesse essere stata abitata.

Il faro fu costruito nel 1860 e attivato nel 1861. Il caseggiato a un piano è attaccato a una torre alta 9 metri rivolta verso il mare e la scogliera ed è a 61 metri sul livello del mare. L’intera costruzione è a bande bianche e rosse.

Questo tipo di faro, una torre affiancata o sovrastante un caseggiato adibito ad abitazione, è il tipico esempio di struttura di segnalazione costruita alla fine del 1800, dopo l’unità d’Italia, e tra le più comuni lungo tutte le coste italiane.  I guardiani e le loro famiglie sono stati per anni gli unici abitanti dell’isola. Solo nel 1882, due fratelli della nobile famiglia Adami di Livorno fecero un tentativo di stabilirsi sull’isola per sfruttarne il territorio ma pare con scarsi risultati. Oggi vi risiedono solo pochi abitanti.

Oggi il faro non è più abitato e la lanterna è alimentata da un sistema fotovoltaico le cui cellule sporgono dalla ringhiera del balconcino in cima alla torre. L’automatizzazione del faro e l’allontanamento dei guardiani ha lasciato il faro incustodito e la struttura, senza più la manutenzione del suo guardiano, esposta alle intemperie e, purtroppo, anche a atti di vandalismo ha subito nel tempo vari danni. Per fortuna recentemente sono stati eseguiti diversi interventi di ristrutturazione che hanno riportato il faro alle sue condizioni originali

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Abbiamo visitato tutte le sette isole dell’Arcipelago Toscano che emergono dal mare più blu che si possa immaginare e abbiamo conosciuto i loro fari che ogni notte, ancora oggi, lampeggiano con la loro luce bianca per indicare una via sicura a tutti coloro che solcano quel tratto di mare.

 

 

 

 

 


 



 
 
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