STORIE DI FARI

                                          

MIAMI E I FARI DELLE FLORIDA KEYS

VIAGGIO TRA I FARI DELLA FLORIDA
................. e gli alligatori

22-29 APRILE 2012

testo e foto di
Annamaria "Lilla" Mariotti


Non ci potevo credere, ero appena rientrata da Parigi dove avevo visitato l’esposizione dei fari al Museo della Marina della capitale Francese quando ho ricevuto una mail dalla US. Lighthouse Society, di cui sono membro da anni,  che mi comunicava che si era appena liberato un posto per la visita ai fari di Miami e delle Florida Keys.  Ero in lista d’attesa da così tanto tempo che ormai avevo perso ogni speranza,  e il preavviso era così breve che temevo di non riuscire a organizzarmi.  Invece ce l'ho fatta, ho prenotato l’unico volo diretto disponibile da Roma per Miami con l’Alitalia, ho fatto la valigia e sono partita. Arrivata a Roma, però, ho avuto una sorpresa veramente molto spiacevole: il volo per Miami è partito con più di otto ore di ritardo. Invece che alle due del pomeriggio, sono arrivata a Miami a mezzanotte.  Disservizi Alitalia, non così infrequenti.

Sembrava un cattivo inizio, invece il seguito è stato tutta una bellissima avventura.  Il giorno seguente ho incontrato il gruppo con cui avrei condiviso quell’esperienza: americani, provenienti da Stati diversi,  persone sportive e pronte a tutto.  Tre di loro li conoscevo già, avevamo condiviso la spedizione alla scoperta dei fari del Maine nell’ottobre 2010.

Questo viaggio e stato una fantastica avventura. Lasciata Miami, abbiamo percorso la Overseas Highway, chiamata anche Seven Miles Bridge, quel lungo ponte che percorre tutte le Florida Keys, un arco formato da un agglomerato di isole, che si estendono verso sud-ovest fino a Key West, l’ultima delle isole abitate.  Oltre si trova Dry Tortugas, un insieme di isolotti disabitati su uno dei quali nel 1846 è stato costruito Fort Jefferson, sul quale si trova un faro, raggiungibile solo via mare.


Il viaggio era esclusivamente destinato alla visita ai fari in alto mare, ma il secondo giorno, prima di imbarcarci a Key Largo, abbiamo fatto una deviazione verso l’Everglades National Park, le spaventose paludi della Florida, piene di alligatori, serpenti e varie varietà di uccelli.


Delle passerelle di legno permettono al visitatore di camminare sopra l’acqua e di riempirsi gli occhi di quella natura selvaggia. Sotto di noi alligatori di tutte le dimensioni, alcuni seminascosti, altri in pieno sole su piccole isolette di terra. Poi le passerelle diventano una strada asfaltata e a un certo punto uno di questi mostri ha attraversato tranquillamente. Non si è minimamente preoccupato della presenza umana e se n’è andato per i fatti suoi.  C’era anche un bellissimo uccello acquatico, una specie di cormorano, si chiama Anhinga, è tutto nero, salvo per il rovescio delle ali che sono striate di bianco e che lui tiene aperte al sole per farle asciugare dopo un’immersione e in quel momento mostra quello splendore di bianco insospettabile.

A parte i due fari di Miami e di Key West, che sono in muratura e sulla terraferma, tutti gli altri fari sono costruiti in ferro, sono tante Tour Eiffel innalzate in mezzo al mare e si estendono lungo la barriera sabbiosa e corallina che si trova al largo delle Keys, in mezzo all’oceano Atlantico.  Hanno una forma che viene anche definita a”zampe di ragno” per via della loro struttura metallica e dei quattro o più pali che, allargandosi come zampe di ragno, s’immergono nella sabbia e nel corallo del reef delle Florida Keys.  A metà del faro si trova quello che una volta era l’alloggio dei guardiani, una parte chiusa contro gli elementi atmosferici che in quelle zone, quando si scatenano, fanno paura.  Certo non doveva essere facile la vita per quei guardiani, e per quelle mogli che avevano il coraggio di seguirli, vivere in quella scatola di metallo, esposti agli umori dell’oceano Atlantico, che sono spesso mutevoli.  Tutti i fari che abbiamo raggiunto erano stati costruiti nel corso del 1800 con lo scopo di evitare i frequenti naufragi che si verificavano in quelle zone.

      

                                Fowey Rocks 1878


Anche per noi in quei giorni la vita non è stata facile ma quale avventura lo è ?  Ogni mattina sveglia alle sei, bagaglio pronto, partenza e imbarco sul natante che per quel giorno sarebbe stato il nostro unico mezzo di trasporto. Abbiamo passato ore in barca per raggiungere questi fari, ogni giorno andavamo a vederne almeno un paio, qualche volta tre.  La mattina seguente una corsa verso un’altra isola, un altro albergo poi tutto si ripeteva, sempre uguale, ma sempre diverso.  Ogni isola e ogni faro erano una scoperta, siamo ai tropici e l’atmosfera è magica. 

Le nostre imbarcazioni erano di un tipo particolare, spinte da potenti motori, ma senza chiglia. All’interno della barriera i fondali sono bassi e con una barca diversa si rischierebbe di rimanere incagliati nei pericolosi banchi di sabbia e poi non sempre il mare era calmo, secondo il vento si ballava parecchio.  A me piace andare in barca, il vento nei capelli, il salino sul viso, gli spruzzi bianchi che ti vengono incontro, la vista che spazia su un’immensa estesa d’acqua, per me che ho fatto tanta esperienza andando a vela non poteva esserci piacere più grande. Durante i trasferimenti un veloce panino saziava la fame e accorciava un po’ i tempi per raggiungere la nostra meta. All’improvviso eccolo, un puntino all’orizzonte che via via s’ingrandiva fino a mostrarsi in tutta la sua maestosità.  La barca si fermava più vicino possibile al faro ed era un’impresa riuscire a fare fotografie stando in piedi su un natante che ballonzolava sulle onde. Ci reggevamo come potevamo, aiutandoci anche a vicenda, non so quante foto ho scattato per essere sicura di averne almeno qualcuna buona, ma alla fine li avevo fotografati tutti.

          

                                      Carysfort Reef 1852                          


L’ultima spedizione, quella a Dry Tortugas è stata la più lunga e faticosa, cinque ore in barca tra andata e ritorno, ma l’arrivo a Fort Jefferson è stata una sorpresa. Il vecchio forte e il nero faro di ferro, costruito nel 1876, che sovrasta le imponenti e secolari mura di mattoni erano uno spettacolo che non si può dimenticare.

In lontananza si scorgeva il bicolore faro di mattoni costruito sull’isolotto di Loggerhead Key nel 1858.

L’ultimo giorno, finalmente con i piedi per terra, visita al faro di Key West, una bianca torre cilindrica che svetta tra le palme, ricostruita nel 1847 dopo un uragano, alta 26 metri e disattivata nel 1969. Per raggiungere la cima bisogna salire gli 88 scalini della sua scala a chiocciola e dalla stanza della lanterna si vede tutta Key West.

Ormai questo faro è solo un monumento, non svolge più la sua funzione da tempo, tra lui e il mare c’è una distesa di palme, basse case bianche e in lontananza si vede il porto con una nave da crociera ormeggiata a uno dei moli. Peccato, io mi aspettavo di vederlo in riva al mare, dove una volta si trovava, invece la città l’ha inghiottito e l’ha inglobato nel suo tessuto urbano.

Tuttavia, come ogni faro, anche questo ha una storia da raccontare. Nel 1832 divenne guardiano del faro una certa Barbara Mabrity, che assunse l’incarico dopo la morte del marito e lo tenne per 32 anni. Durante il suo servizio una tragedia sconvolse la sua vita: quando un uragano distrusse la torre nel 1846, Barbara riuscì a fuggire con alcuni dei suoi figli, ma altri sei di loro rimasero uccisi dal crollo del faro dove avevano cercato rifugio. Nonostante questo la coraggiosa donna rimase ancora in carica fino all’età di 82 anni.

La mia ultima giornata l’ho tenuta per me. Sono arrivata al punto più meridionale degli Stati Uniti, a sole 90 miglia da Cuba, poi ho girellato per la città, cercando di conoscerla meglio e di immergermi nella sua atmosfera di città tropicale, con le sue casette bianche, tra cui spicca la verde casa dello scrittore Ernest Hemigway, situata proprio sotto il faro, i tanti caffè all’aperto e un’insospettata tranquillità.

Al pomeriggio ho terminato la mia avventura con una nuotata in piscina, pesce mahi-mahi alla griglia accompagnato da una ben merita margarita, il tipico cocktail dei tropici. Il giorno dopo mi aspettava il ritorno a casa.



              Cape Florida002_Cape_Florida

  Pacific   Reef Lantern

   Alligator Reef 1873007_Alligator_Reef_1873

   Sombrero Key 1858

    Loggerhead Key 1857

    Fort Jefferson 1825



Maggio 2012


 
 
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